Anche su WhatsApp è diffamatorio pubblicare contenuti offensivi sul proprio stato. Lo hanno stabilito i giudici della Cassazione di Caltanissetta che si sono trovati di fronte al primo caso di questo tipo in Italia.
Pur trattandosi di un servizio di messaggistica, lo stato di ciascun utente su Whatsapp è visibile a tutti i contatti in rubrica che hanno scaricato l’App.
Da qui, il reato di diffamazione che, secondo l’art. 595 del Codice penale, è commesso da “chiunque, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione”.